Il metodo RTI (Reflectance Transformation Imaging), messo a punto dall’organizzazione no profit Cultural Heritage Imaging (CHI ), permette uno studio immersivo del manoscritto, attraverso l’acquisizione di immagini ad alta definizione e la loro ricomposizione e visualizzazione attraverso un software di navigazione in modalità diverse. Nato come strumento di studio nell’ambito dei beni culturali, il metodo RTI, utilizzato inizialmente per lo studio di manufatti artistici e archeologici, può essere applicato allo studio di manoscritti pergamenacei , e cartacei, permettendo allo studioso una definizione analitica dell’oggetto che, attraverso la tridimensionalità ricostruita virtualmente, permette di visualizzarne la stratigrafia compositiva.
RTI prevede tre fasi di lavoro per ottenere il risultato desiderato:
- acquisizione delle immagini del manoscritto. L’acquisizione prevede una serie di scatti con camera digitale tenuta in posizione fissa, con posizionamento della luce ad altezze e posizioni differenti.
- Ricomposizione delle immagini attraverso il software OA RTIbuilder.
- Visualizzazione e navigazione dell’immagine attraverso il software OA RTIviewer, in diverse modalità, due particolarmente utili ai nostri fini: Diffuse gain, che migliora la percezione della superficie dell’oggetto, in particolare le inscrizioni, incrementando localmente la curvatura della superficie; Specular Enhancement, per aggiungere un falso effetto speculare che consente di rendere più leggibili le inscrizioni.
Grazie a una collaborazione tra il Dipartimento di Filologia classica e Italianistica, il Dipartimento di Beni Culturali (sede di Ravenna) dell’Università di Bologna e la Biblioteca Nazionale Centrale Vittorio Emanuele II di Napoli, è stato possibile applicare il metodo RTI al quaderno napoletano degli Idilli per verificare, attraverso la rilevazione ad alta definizione delle immagini e lo studio immersivo del manoscritto, la presenza delle tre fasi di stesura dei testi del quaderno e le quattro serie di correzioni (cfr. I tre tempi degli Idilli, in Paola Italia, Il metodo di Leopardi, Roma, Carocci, 2014, pp. 147-184).
Il progetto è stato presentato all’interno del Seminario internazionaledi studi “Intorno all’“Infinito”, tenutosi alla Biblioteca Nazionale Centrale di Napoli il 25 ottobre 2019, in occasione delle celebrazioni per i duecento anni dell’Infinito.
La tecnica ha permesso di evidenziare la differenziazione degli inchiostri, come si può notare nel video esemplificativo (infinitoRTI): vengono individuate le stratigrafie correttorie già riconosciute all’interno del “Quaderno napoletano”, e riconosciute le diverse penne, grazie alla possibilità di ingrandimento offerta dalla ripresa delle immagini in RTI, come risulta evidente dalle riproduzioni relative ad alcune singole correzioni:
“celeste confine” > “ultimo orizzonte”
CORRIERE ADRIATICO, 3 dicembre 2019 (pagina 23) L’INFINITO DI LEOPARDI STUPISCE
CORRIERE DI BOLOGNA Distribuito con Corriere, 3 dicembre 2019 (pagina 1) CULTURA I SEGRETI (IN 3D) DELL’INFINITO DI LEOPARDI
IL RESTO DEL CARLINO Cronaca di Bologna, 3 dicembre 2019 (pagina 12) L’INFINITO SORPRENDE ANCORA “CORREZIONI E TRE FASI DI SCRITTURA”
LA REPUBBLICA – EDIZIONE BOLOGNA, 3 dicembre 2019 (pagina 10) “COSI’ LEOPARDI HA RISCRITTO L’INFINITO”
LIBERO QUOTIDIANO, 3 dicembre 2019 (pagina 24) L’INFINITO: LE CORREZIONI E LE RISCRITTURE
IL RESTO DEL CARLINO – EDIZIONE MACERATA, 3 dicembre 2019 (pagina 8) L’INFINITO AI RAGGI X “ECCO LE CORREZIONI”
ANSA, 2 dicembre 2019, SCANSIONE 3D SVELA INFORMAZIONI SU ‘L’INFINITO’ DI LEOPARDI
UNIBO MAGAZINE, 2 dicembre 2019, “L’infinito” di Leopardi stupisce ancora, grazie alla scansione 3D
QUINDICI, 12 febbraio 2020 (pagine 25-26-27), Un viaggio nel tempo in 3D, L’Infinito svelato dalla tecnologia