S. Carrai, “La filologia di Dante Isella”, in “Filologia italiana”, n. 6, 2009, pp. 9-20.

Con la felice formula coniata per la raccolta di saggi “Le carte mescolate. Esperienze di Filologia d’autore”, Dante Isella aveva messo ordine nella definizione della disciplina. Immagine non casualmente pariniana, se si considera il lavoro di edizione critica de Il Giorno come la scintilla che ha consentito di maturare i suoi maggiori esempi editoriali. L’apprendistato dossiano, le questioni attributive a proposito di Porta e Montale, l’edizione di tutto Gadda o del Fermo e Lucia sono solo alcuni degli impegni di grande respiro, compiuti da solo o in équipe che, ponendosi come precedenti ecdotici, hanno indelebilmente segnato la filologia testuale. Più che un vero bilancio dell’operosità filologica di Isella, la rassegna vuole essere un tentativo di illustrare, per mezzo delle sue sistemazioni efficaci, i suoi rivoluzionari apparati e la sua concezione diacronica del testo, l’esemplarità o, per così dire, la valenza paradigmatica del suo lavoro.

With the well-chosen formula coined for the collection of essays “Le carte mescolate. Esperienze di Filologia d’autore,” Dante Isella had brought order to the definition of the discipline. It is no coincidence that the expression is taken from Parini, if we consider the critical edition of “Il Giorno” as the starting point of his main critical works. The attributed issues regarding Porta and Montale, the complete edition of Gadda or of Fermo e Lucia are only some examples of his far-reaching works, fulfilled by himself or in a team, that, acting as previous textual criticism, have indelibly marked the textual philology. More than a real balance of the philological industriousness of Isella, the exhibition wants to attempt to illustrate, by means of its effective compositions, through his revolutionary apparatus and his diachronical conception of text, the exemplary or, so to speak, the pragmatical value of his work.

[Scheda a cura di V. Talone]